sabato 23 luglio 2016

cartoline dal giappone - segnali da una civiltà avanzata

Kyoto - Shimogyo Ward
Ti assale subito: in una città d'Oriente, soprattutto se modernissima, la sua stratificazione ti toglie il respiro; una stazione ferroviaria o della metro può avere 15 livelli. La seconda cosa che noti, perché ti perdi, o ti trovi a sorpresa davanti alla stanza degli armadietti dello staff mentre t'aspettavi la lobby di un albergo, è la capillarità caotica. L'interno delle città diventa una struttura organica, viscerale.

Tokyo - Shinjuku Underground Station (la più trafficata del mondo)
Le città canadesi, come Toronto, per esempio, cercano di assomigliare a Tokyo, ma è una battaglia persa: solo le città orientali riescono ad essere labirintiche alla soglia della dimensione onirica.
Più semplice orientarsi nella città vecchia: c'è il fiume, ci sono i ristoranti che si affacciano sul fiume, alle spalle dei ristoranti c'è una strada, spesso un vicolo, parallelo al fiume.
Oppure: c'è un quadrato, costituito dal fossato intorno al castello imperiale. Da lì partono le arterie principali, che restano diritte per un po'.
Nelle stazioni ferroviarie (più grandi, più efficienti e più pulite di qualsiasi nostro aeroporto) trovi l'espressione architettonica forse più intensa del Giappone moderno.
Non a caso.

Kyoto - Stazione
Da quando i giapponesi scoprirono i treni nell'Inghilterra del XIX secolo, essi divennero per loro il simbolo stesso della civiltà moderna. Il Giappone era all'epoca un paese medievale che non conosceva nulla dell'industria, ma con un artigianato spaventosamente evoluto. Soprattutto nella lavorazione dell'acciaio. Poco dopo, nel 1905, vinse la guerra contro la Russia grazie ad una flotta minuscola, ma tecnologicamente efficace.

Kagoshima, Chuo Station
Il Giappone è il paese dove ti accorgi che stai fotografando anche i tombini. Di bambù nel giardino Zen, o di ghisa e con dei magnifici draghi stampati insieme ai simboli delle prefetture. Non c'è un dettaglio che non sia quello giusto nel posto giusto. Un po' come la rete dei trasporti, capillare e maniacalmente efficiente, il gusto e il disegno d'insieme nascono dalla cura del dettaglio, e dalla sua valorizzazione.


Lo stile minimalista europeo, a volte reinventato sul monasticismo cristiano quanto sul bassifondismo cementizio (e cocainomane), spesso finisce col contenere qualcosa di punitivo. Il minimalismo giapponese è sì, monastico e spartano, ma fatto di legni, stuoie e carta di riso.

Mi chiedo come sia possibile che questo popolo sia lo stesso del massacro dei delfini di Taiji e della caccia alle balene. C'è una incongruenza di fondo con quello che vedo. Ma immagino che la stessa incongruenza salti all'occhio dei turisti che visitano l'Italia nel notare lo scollamento tra la realtà quotidiana del paese e l'arte che ha prodotto e continua a produrre.
La discrepanza tra l'Italia e gli Italiani è qualcosa sulla quale ho smesso d'interrogarmi.

Kagoshima, Prefettura e Museo Reimeikan


Passeggio da solo per Kyoto nella Shimogyo Ward e non so perché lo faccio. Alla mia età non ne puoi davvero più di strade fitte di Gucci, Prada e Swarowsky... trovo più interessanti i benzinai, dopo un viaggio di diecimila chilometri. Eppure cammino su quella strada come appagato. Quella strada ha delle pensiline su tutt'e due i lati.
E va bene, lo trovo carino, anche perché pioviggina... No, c'è di più, da circa tre minuti sto ascoltando lo stesso brano musicale. Non viene dai negozi, la musica è la stessa per tutto il chilometro fino al fiume. Forse una colonna sonora di Hollywood probabilmente interpretata da James Galway.

Display di una strada di Kagoshima, fine '800 - Museo della Cultura
Cammino tra gli innumerevoli indizi di un amore viscerale per l'Occidente. Forse nessuno al di fuori dell'Occidente (e delle sue periferie) ha amato e ama l'Occidente come il popolo giapponese.

Hiroshima

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